
Rodolfo Valentino morì il 23 agosto del 1926 alle ore 12,10 di peritonite al Polyclinic Hospital di New York, dopo otto giorni di sofferenza a causa di un’operazione di emergenza per ulcera gastrica e appendicite. All’annuncio della sua morte, due donne tentarono il suicidio davanti all’ospedale, a Londra una ragazza si avvelenò davanti alla foto con dedica di Rudy, e un fattorino dell’ascensore del Ritz di Parigi fu trovato morto su un letto coperto di immagini dell’attore.
Mentre il cadavere di Valentino era esposto solennemente alla Campbell Funeral Home, le strade di New York diventarono la scena di un delirio collettivo mai verificatosi prima: una folla di centomila persone faceva furiosamente a pugni per arrivare a dare l’ultimo sguardo al Grande Amante.
Quando le sue spoglie mortali furono trasferite per essere sepolte nella Corte degli Apostoli del Memorial Park Cemetery di Hollywood, Rudy Vallee, un cantante dell’epoca, sussurrava una canzone commemorativa da tutte le radio degli Stati Uniti: “C'è una nuova stella in cielo questa sera, Rudy Valentino”. Valentino l'attore, una leggenda vivente, era morto. Ed ecco che cominciarono a proliferare le leggende post-mortem. I pellegrini fecero della sua tomba una seconda Mecca; una tomba che è tuttora sempre adorna di omaggi floreali. In occasione dell'anniversario della sua morte compariva una processione di donne in lutto e la famosa “Dama in nero”. Nel De Longre Park fu innalzata in suo onore una statua (unica eretta ad Hollywood ad un divo del cinema) chiamata “Aspirazione”.