Fondazione Rodolfo Valentino


 

A New York Rodolfo Valentino per vivere iniziò a fare di tutto. Incontrò il musicista tarantino Domenico Savino che gli trovò lavoro come cameriere al Maxim's Atlantic; qui divenne un taxi-dancer, finché la ballerina Bonnie Glass lo volle come partner. Si trasferì in seguito a S. Francisco, dove prese parte a uno spettacolo musicale; sciolta la compagnia divenne rappresentante di vini, con il sogno di acquistare una fattoria in cui vivere insieme alla madre, la quale invece morì nel 1918 in Francia. A San Francisco reincontrò l’attore Norman Kerry, che lo convinse ad andare ad Hollywood. La trafila nel cinema fu dura: prima fece la comparsa, l'ubriaco, il mendicante, l'apache, quindi ottenne ruoli di un certo peso, ma come antagonista e come cattivo.

Nel 1921, diretto da Rex Ingram, interpretò “I quattro cavalieri dell'Apocalisse”, dove ballava il famoso tango insieme ad Alice Terry: fu il trionfo. Con lo “Sceicco” (1921) di George Melford, fu consacrato divo e Rudy entrò nella leggenda del cinema; continuò il trionfo in “Sangue e arena” (1922) di Fred Niblo. Dopo “Il giovane Rajah” (1922) di Phil Rosen, che non ebbe successo, partì per un viaggio in Europa e quindi riconquistò la gloria in altri film come “Monsieur Beaucaire” (1924) con Bebé Daniels, “Cobra”, “L'Aquila nera” (1925) con Wilma Banki e, infine “Il figlio dello sceicco”, sempre con la Banki e con la regia di George Fitzmaurice.

La prima di quest'ultimo film fu proiettata il 9 luglio 1926; il 23 agosto dello stesso anno Rodolfo Valentino morì a New York.

Nel 1895 con il Cinema nasceva Rodolfo Valentino, nel 1926, anno della sua morte, finiva l’era del Cinema muto.

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