Fondazione Rodolfo Valentino

“SOPHIA LOREN un Mito nel Mito”

La Fondazione “Rodolfo Valentino”, in collaborazione con il Comune di Castellaneta e il “Club Runner ‘87”, celebrerà un'altra icona indiscussa del cinema italiano e internazionale: Sophia Loren.

“Sophia Loren – Un mito nel mito” è il titolo della manifestazione che, dal

13 ottobre al 15 novembre, animerà le sale del museo Rodolfo Valentino, nel centro storico di Castellaneta. Due miti, uno affianco all’altro, e il racconto della magia della settima arte attraverso foto e film che hanno cristallizzato nella storia del cinema la bellezza e la bravura della “ciociara” per antonomasia.

Martedì prossimo, 13 ottobre, sarà inaugurata la mostra fotografica “Sophia Loren - …se mi dice bene…”, che ospiterà gli scatti di Carlo e Maurizio Riccardi, curati da Maurizio Currado. Si tratta di 40 ritratti, tra i più rari ed enigmatici dell'attrice, che ripercorrono la carriera della due volte premio Oscar.

Sophia Loren ha incarnato più volte la condizione della donna in un'Italia che cerca di rialzare la testa dopo la fine della guerra e che si incammina a grandi passi nell'epoca del boom economico. La mostra presenterà una galleria di ritratti che la immortalano anche sul set, immersa nel suo mondo, a fianco del regista che l'ha magistralmente diretta, Vittorio De Sica, di cui quest'anno si celebra il quarantennale della morte, e a Marcello Mastroianni, che l'ha accompagnata nel suo lungo cammino. Immagini che raccontano anche gli esordi in un servizio pubblicato sulla rivista Gente nei primi anni '50, il set de "La ciociara”, i cocktail con Marcello Mastroianni per festeggiare la fine delle riprese di "Un matrimonio all'italiana", le infinite partenze per set lontani dall'Italia, i David di Donatello consegnati dal presidente Saragat, fino alle recentissime foto dell'ultimo David di Donatello con il quale è stata premiata per la sua interpretazione nel mediometraggio del figlio Edoardo Ponti.

Durante la mostra, inoltre, sarà possibile scoprire l’omonimo volume firmato da Carlo Riccardi, un compendio delle immagini e dei ricordi dell’autore legati alla diva. Riccardi, infatti, è il primo paparazzo della “Dolce Vita”

romana, pittore di quadri astratti e figurativi diffusi in tutti il mondo.

È sua la famosa maxi-tela di 800 metri quadrati dedicata alla Polonia, esposta nell’aula Nervi in Vaticano e inaugurata da Giovanni Paolo II. Il suo archivio fotografico, inoltre, conta oltre un milione di negativi che raccontano e documentano più di 60 anni di storia italiana.

La mostra, visitabile fino al 15 novembre (dal venerdì alla domenica, dalle

10 alle 12:30 e dalle 17 alle 20:30) affiancherà la rassegna cinematografica “Sophia mito del cinema”: tre proiezioni, per altrettanti capolavori del regista Vittorio De Sica, che definiscono la bravura dell’attrice e la grandezza dell’industria cinematografica italiana. Si inizia il 23 ottobre con “La ciociara” (1960), film che le valse l’Oscar come miglio attrice protagonista nel 1962 (il primo dato ad un'attrice in un film non in lingua inglese), per passare a “Matrimonio all’italiana” (1964) il 30 ottobre, film per cui ricevette nel 1965 la nomination all’Oscar sempre come miglio attrice protagonista, e finire con “Ieri, oggi, domani” (1963) il 13 novembre.

23 OTTOBRE 2015 ORE 21,00

Rassegna cinematografica

SOPHIA LOREN UN MITO NEL MITO

“LA CIOCIARA”

1943. Cesira ha una figlia adolescente, Rosetta, ed è vedova. In seguito ai bombardamenti decide di lasciare la città per tornare al paese d'origine in Ciociaria. Qui conosce Michele, un giovane intellettuale che si innamora di lei. Dopo l'8 settembre gli alleati risalgono la penisola e sia lei che la figlia vengono violentate da un plotone di soldati marocchini. Tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia il film ebbe iniziali vicissitudini produttive che De Sica riassume così: "Ponti e Girosi in un primo momento pensavano di affidare il personaggio della madre ad Anna Magnani e quello della figlia a Sophia Loren. Ma non poterono concludere questo accordo per gli impegni assunti dalla Magnani. Fui io a prospettare a Ponti la possibilità di affidare la parte della madre a Sophia Loren e di ricorrere a una bambina di dodici anni per quello della figlia. In Ciociaria le ragazze si sviluppano in fretta e si sposano a quindici anni; bastava 'appioppare' due anni in più a Sophia e il conto sarebbe tornato." Una versione più 'maligna' vuole che la Magnani avesse rifiutato la Loren come figlia anche per problemi di reciproche altezze. Sta di fatto che questo elemento contingente (quale che ne fosse la causa) costituisce la forza del film. Perché, come ricorda Enrico Lucherini, "Tra De Sica e la Loren c'era una lunghezza d'onda comune, c'era una identica capacità di calore, di entusiasmo e di immediatezza". Tutto ciò emerge con forza in un film che valse all'attrice un meritato Oscar perché il suo essere popolare e di origini popolane viene qui a misurarsi con un personaggio complesso, capace di grandi slanci, dotato di una irrefrenabile vitalità ma anche portatore di una rabbia interiore nei confronti di una situazione bellica che la turba più di quanto non accada ad altri con cui deve condividere la situazione di sfollata. Per questo si avvicina, lei incolta ma resa consapevole dalla vita, al giovane Michele, idealista incapace di compromessi. È un film intenso che sa arrivare al grande pubblico La ciociara ricordandogli un passato che si vorrebbe forse gettare alle spalle e questo senza fare sconti ai fascisti ma neppure idolatrando i liberatori. L'unica nota stonata è fornita da Rosetta, interpretata da Eleonora Brown. De Sica, che così bene aveva saputo dare vita a personaggi di bambini (da Sciuscià a Ladri di biciclette) in questa occasione ci presenta per tre quarti del film una specie di santa in formato mignon (si inginocchia ispirata per pregare quando gli aerei lanciano i proiettili che illuminano la notte) per poi trasformarla bruscamente in una specie di piccola prostituta pronta a tutto per un paio di calze di nylon. Equilibrio e verosimiglianza per una volta lasciano un po' a desiderare.

30 OTTOBRE 2015 ORE 21,00

Rassegna cinematografica

SOPHIA LOREN UN MITO NEL MITO

“MATRIMONIO ALL’ITALIANA” Filumena Marturano è una giovanissima prostituta e Don Domenico Soriano è un signorotto benestante. I due si incontrano durante un bombardamento in una casa di tolleranza e l'uomo, intenerito e affascinato, fa di lei la sua amante per anni. Ma Filumena non si accontenta e, un giorno, finge la morte per farsi sposare in extremis. Scoperta la beffa, stupisce nuovamente il consorte informandolo di essere la madre di tre ragazzi, uno dei quali è figlio suo, ma si guarda bene dal rivelargli quale. Mentre cerca di scoprirlo, Domenico si accorge di essere, in verità, padre felice di tutti e tre i figli. Voluto dal produttore Carlo Ponti per rinnovare il successo dell'accoppiata Loren-Mastroianni, Matrimonio all'italiana prende le mosse dal testo teatrale di Eduardo De Filippo "Filumena Marturano", ma nel titolo mima il Divorzio di Germi, indirizzando erroneamente su un sentiero grottesco quello che è un dramma che chiama programmaticamente le lacrime, nonostante il lieto fine. Dedicato a Titina De Filippo, il film di De Sica sa andare oltre la commedia che lo ha ispirato, proprio perché non prova a rifare il teatro ma sceglie a colpo sicuro il cinema e i suoi meccanismi, persino i flashback, che il regista sosteneva di non amare affatto. Vittorio De Sica è l'uomo giusto per fotografare la Napoli dell'immediato dopoguerra e Sophia Loren è la donna giusta per portare in scena una carica di fisicità e disperazione rare, che la confermano capace di far vibrare anche le corde più intime. Sul piano della narrazione, per combinare stilemi ottocenteschi, sentimentalismo partenopeo e vera poesia, il regista si circonda di quattro moschettieri della sceneggiatura: Piero De Bernardi, Leo Benvenuti, Renato Castellani e Tonino Guerra (quest'ultimo, si mormora, ingaggiato per una scena sola, ma la più intensa). Passioni senza tempo, per un film d'altri tempi. 

13 NOVEMBRE 2015 ORE 21,00

Rassegna cinematografica

SOPHIA LOREN UN MITO NEL MITO

“IERI, OGGI E DOMANI”

Il film è suddiviso in tre episodi ognuno intitolato con il nome della protagonista. "Adelina" è una venditrice di sigarette di contrabbando nelle vie del quartiere Forcella a Napoli che, non avendo pagato una multa, rischia il carcere. Se però rimarrà incinta l'ordine di carcerazione verrà sospeso. Il marito Carmine viene quindi sottoposto a un tour de force sessuale senza fine. "Anna" è una ricca donna milanese sposata che ha un amante, Renzo, di condizioni economiche decisamente inferiori. Anna sembra trovare in lui ciò che la ricchezza non le offre. Ma è solo apparenza. "Mara" si prostituisce a domicilio in un appartamento le cui finestre danno su piazza Navona. Ha un cliente bolognese, particolarmente affezionato ma lo deve trascurare perché il giovane seminarista che abita dai nonni nell'appartamento accanto si è innamorato di lei. De Sica si avvale di tre autori di assoluto valore come Eduardo De Filippo, Alberto Moravia e Cesare Zavattini per realizzare questo trittico in omaggio della donna e dell'attrice Sophia Loren che è al centro di ogni storia coadiuvata da un Marcello Mastroianni disponibile a farle da spalla di qualità nei primi due episodi e lasciato un po' più a briglia sciolta nel terzo. De Sica conquista con questo film l'Oscar per il miglior film straniero grazie a un ritratto dell'Italia che cambia in parallelo con la condizione femminile. Sono donne dominanti quelle interpretate dalla Loren e l'uomo De Sica (e i suoi autori e sceneggiatori) sembrano temerle. Adelina, con la sua necessitata esuberanza sessuale finisce con il castrare il povero marito (e mentre la storia scorre sullo schermo si pensa a quanti maschi italiani avrebbero all'epoca accettato di fare la stessa fine pur di 'consumare' con la Sophia nazionale). Anna vuole accanto a sé un giocattolo piacevole come Renzo al quale poter millantare un'avversione per il benessere che mostrerà il suo vero volto alla prima occasione. Mara è la prostituta di buon cuore che pensa a far soldi per 'sistemarsi' ed aiutare la famiglia rimasta al paese mentre il suo cliente è un bambino cresciuto che dipende in tutto e per tutto da una figura paterna dominante. De Sica non dimentica di sottolineare i caratteri con dettagli d'autore. Così Anna viene vestita da Dior e ogni sua frenata sulla potente Rolls Royce si traduce in un leggero tamponamento. Mentre dichiara il suo bisogno di liberarsi da un mondo che la opprime non resiste alla tentazione di far sentire la propria superiorità a degli sconosciuti e all'uomo che le sta seduto accanto. Mara, che è un accorto mèlange di buon cuore, volgarità e consapevolezza del proprio appeal, porta in sé i segni di un'Italia che da contadina che era si sta sempre più urbanizzando. La scena dello strip tease (per il quale la Loren dovette seguire delle lezioni da professioniste) resterà indelebile nella storia del cinema. Con il 'bambino' Mastroianni che ulula come il lupo di Tex Avery dinanzi agli indumenti che cadono. Tanto che Robert Altman ce la riproporrà con i due attori in Pret-à- porter nel 1994. Mastroianni nell'intervista biografia in cui si racconta a Enzo Biagi dice che la proposta fu sua e che Altman, tenendo conto dell'età dell'attrice, era perplesso. Fu Marcello a chiedere a Sophia se era disponibile e il consenso venne ottenuto senza difficoltà. Perché per la Loren a qualsiasi età la classe non è acqua. Questo film lo dimostra semmai ce ne fosse bisogno.

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